mercoledì 14 settembre 2011


EMERGENZA UMANITARIA AGGRAVATA DALLA PEGGIORE SICCITÀ DEGLI ULTIMI SESSANT'ANNI

La fame e la sete della Somalia:
750 mila a rischio di morte

Allarme Onu: la carestia si espande, servono più aiuti

Un campo di rifugiati
MILANO - Circa 750 mila persone a rischio di morte in Somalia nei prossimi quattro mesi, a causa della carestia e della peggiore siccità che si sta abbattendo sul Corno d'Africa da sessant'anni a questa parte. Sono le Nazioni Unite a lanciare l'allarme. In un rapporto datato 5 settembre 2011, il centro di analisi per la sicurezza alimentare Onu (Fsnau) denuncia che nel Paese dilaniato dalla fame e dalla sete - aggravate da uno dei più lunghi e irrisolti conflitti al mondo - le aree in emergenza si stanno allargando. Alle zone già proclamate in situazione di grave carestia (Medio e Basso Shabelle, Bakool, i campi di sfollati di Afgoye e Mogadiscio,guarda la mappa) si aggiunge la regione meridionale di Bay, per la maggior parte controllata dalle milizie jihadiste Shabàb.

CATASTROFE UMANITARIA - Nel complesso il numero di somali in gravi difficoltà alimentari aumenta dai 3,7 milioni di agosto a 4 milioni (pari a oltre metà della popolazione). Una catastrofe dovuta a diversi fattori, analizza l'Onu. In primo luogo alla scarsità di piogge degli ultimi dodici mesi, che ha prodotto i raccolti più poveri degli ultimi diciassette anni. A questo si aggiunge che gli aiuti umanitari non bastano. «Se resteranno al livello attuale, la carestia si espanderà ulteriormente», avverte l'Onu. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) ha reso noto di aver ricevuto dai Paesi donatori 550 milioni di dollari di aiuti rispetto all'ammontare richiesto di 1,06 miliardi. Ma il problema è pure che gli aiuti non riescono a raggiungere le aree in difficoltà. Le milizie Shabàb impediscono infatti l'ingresso delle agenzie umanitarie nelle zone da loro controllate, tanto che i generi di prima necessità hanno raggiunto finora solo 1 milione di persone.
ROAD MAP - Sull'emergenza umanitaria somala, pesa poi il contesto politico. Esasperata da una ventennale guerra civile esplosa nel 1991 - dopo la caduta del dittatore Mohammed Siad Barre -, la Somalia è rimasta preda di violenti scontri interni, in una situazione di impasse dal 2004, data del primo governo transitorio internazionale. Martedì 6 settembre a Mogadiscio il presidente somalo, Sharif Sheick Ahmed, i responsabili dell'autoproclamata regione autonoma del Puntland e la milizia filo-governativa Ahlu Sunna wal Jamaa hanno firmato, sotto l'egida dell'Onu, una road map per una nuova costituzione (in vigore dal primo luglio 2012) e per libere elezioni (da tenersi immediatamente dopo, il 20 agosto). Un patto da valutare comunque con estrema cautela, come sottolinea anche Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio: «Dopo la firma di un nuovo accordo tra le parti somale dico sempre 'bene, con prudenza e con speranza'. Questo perché ci sono già stati almeno 15 accordi che sono poi rimasti lettera morta, quindi qualche dubbio sorge spontaneo».

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