martedì 13 settembre 2011

V E R G O G N A


Corno d'Africa, la tragedia continua
Bambini in fuga tra le sparatorie

Costretti ad abbandonare l'area di SOS Bambini coinvolta nei conflitti a fuoco fra le truppe dell'esercito del governo provvisorio, quelle dell'Unione Africana e le milizie islamiche di Al Shabaab. Gli aiuti dell'Unhcr e dell'Unicef. L'assistenza della Croce Rossa Italianadi CARLO CIAVONI

ROMA - I capitoli della lunga tragedia in Somalia e nel Corno d'Africa si arricchiscono, mentre il grande "circo" della solidarietà internazionale, prosegue il suo triste "spettacolo". Ma nel frattempo, si è costretti a riportare la notizia di bambini costretti a fuggire tra le pallottole, in mezzo al fuoco incrociato dei continui scontri in a Mogadiscio fra le truppe del TFG (Transitional Federal Government), dell'AMISOM (African Union Mission in Somalia) e i ribelli di Al Shabaab 1, ci capitano anche i bambini, che sono stati costretti a fuggire, assieme allo staff del Villaggio SOS 2, a Mogadiscio. Ora sono al sicuro nell'area chiamata "Kilometre 13", nel corridoio di Afgooye. L'ospedale SOS nella capitale è rimasto attivo. Il pericolo s'è accentuato con l'avvicinamento delle truppe al distretto settentrionale della capitale, area controllata da Al Shabaab, le milizie islamiche che continuano a tenere in scacco il gracile governo provvisorio somalo. Franco Muzio, direttore di SOS Villaggi dei Bambini Italia è in contatto con le autorità per assicurarsi che non accada niente ai bambini e allo staff SOS, "ma sfortunatamente la situazione è fuori controllo e non può essere garantita alcuna forma di sicurezza. Al momento sono state danneggiate solo alcune strutture e la situazione potrebbe rendere più difficili gli aiuti alla popolazione colpita dalla carestia, se si considera che Mogadiscio è l'area in cui SOS sta concentrando gli sforzi" conclude Muzio.

Cibo, acqua e assistenza. Sempre in Etiopia, SOS Villaggi dei Bambini 3 interviene nell'area di Gode distribuendo cibo, acqua e assistenza medica di base, attraverso il centro medico del Villaggio SOS presente nell'area dal 2004. "La situazione è critica in particolare nella zona di Morudile, a circa 150 chilometri a sud di Gode, dove si è passati da 371 a 3.000 famiglie in cerca di aiuto - ha detto Franco Muzio, direttore di SOS Bambini - i rifugiati somali camminano per circa 85 chilometri per raggiungere Morudile e arrivano in condizioni terribili. La popolazione locale, già colpita dalla siccità, soffre la pressione derivante dal continuo arrivo di rifugiati e si sente abbandonata dalle organizzazioni umanitarie. L'emergenza è cibo e accoglienza" - riferisce ancora Franco Muzio - SOS Villaggi dei Bambini in Etiopia sta distribuendo cibo e fornendo assistenza a 1.000 famiglie a Morudile, di cui 400 locali e 600 rifugiate. L'obiettivo è raggiungerne altre 2.650 attraverso il Programma di Emergenza attivato a Gode".

Arrivano teli di plastica, materassi, zanzariere... Oltre che sul confine keniano, la gente che continua a fuggire dalle regioni somale, preme anche su quello con l'Etiopia. Ed è qui che l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR 4) sta impegnando un team di operatori d'emergenza a Gode, circa 250 chilometri a nord dei campi per rifugiati dell'area di Dollo Ado. Si tratta di rispondere ad un flusso di rifugiati che - secondo le prime stime - sarebbe formato da non meno di 18-20 mila persone. Assieme alle autorità etiopiche - sebbene fragili ed eterodirette - alle agenzie dell'ONU e alle organizzazioni non governative, l'UNHCR è impegnato sul campo con esperti della nutrizione e del coordinamento delle operazioni sul terreno e del censimento della popolazione. Hanno il compito di registrare e acquisire dati sul profilo dei rifugiati, identificarne le necessità e fornire assistenza. Parteciperà alle operazioni di trasferimento dei rifugiati che vorranno spostarsi nei campi del complesso di Dollo Ado. Dai depositi dell'Agenzia a Dubai saranno presi e trasportati in aereo aiuti, beni di prima necessità come coperte, teli di plastica, taniche per l'acqua, kit di utensili per cucina, materassi, secchi e zanzariere sono attesi per la fine di questa settimana ad Addis Abeba, da dove saranno poi inviati a Gode. Nell'area saranno inviate al più presto anche circa 3.000 tende, acquisite localmente.

Primo: salvare le vite. La priorità - dicono all'UNHCR - resta quella di salvare vite in questa popolazione così gravemente indebolita. Garantire che i nuovi arrivati ricevano cibo, acqua e cure mediche è un aspetto cruciale dell'operazione. Intanto, continua ad essere alto il tasso di mortalità, specie nel campo di Kobe, nel sud-est dell'Etiopia, dove vivono 25.000 persone. La principale causa dei decessi è il morbillo, l'alta diffusione di malnutrizione acuta, combinata con la scarsa igiene, non fa che aggravare il problema. La scorsa settimana è stata effettuata una campagna di immunizzazione di massa che ha coinvolto bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 mesi e i 15 anni. Perché il vaccino risulti efficace occorreranno 10-14 giorni. In collaborazione con l'UNICEF 5, l'UNHCR ha appena completato una seconda campagna contro il morbillo nel campo di Melkadida. Sono stati anche svolti una vaccinazione contro la poliomielite e loscreening sulla malnutrizione per i bambini. Sono stati poi decentralizzati i servizi sulla nutrizione e potenziate le attività al livello comunitario e di ricerca attiva dei casi sospetti.

Somalia, caldo torrido e piogge. Prosegue a Mogadiscio e nel sud della Somalia la distribuzione dei kit di aiuti d'emergenza (Emergency Assistance Packages, EAP), che includono materiali per gli alloggi e altri aiuti. Nonostante queste consegne, negli accampamenti di fortuna nelle regioni centrali e meridionali della Somalia - che ospitano molti dei circa 1,4 milioni di sfollati del paese - le necessità restano elevate. Oltre all'alloggio c'è bisogno di cibo, acqua potabile e assistenza medica. Secondo quanto gli sfollati somali riferiscono agli operatori dell'UNHCR, le attuali condizioni meteorologiche - caldo torrido, vento teso e forti piogge intermittenti - sono difficili da sopportare, nonostante i teloni di plastica che hanno ricevuto per allestire alloggi.

Per sostenere la raccolta fondi. E' possibile donare con carta di credito o bonifico bancario chiamando il numero verde 800.298.000

Il ruolo della Croce Rossa. Un primo contingente di otto persone, tra volontari e operatori della Croce Rossa Italiana 6 è arrivato ieri a Nairobi per dare il via ad un'operazione umanitaria nel Turkana, una delle regioni più colpite del Corno d'Africa. Il Turkana, a nord-ovest del Kenya, al confine con l'Etiopia e il Sud Sudan, soffre di una devastante carestia: il tasso globale di malnutrizione qui, raggiunge il 38 per cento della popolazione. Alla prima tranche di logisti partiti ieri si aggiungeranno nei prossimi giorni medici e personale sanitario. La Croce Rossa Italiana sarà impegnata in un intervento umanitario basato sull'assistenza sanitaria e sulle attività di distribuzione degli aiuti alimentari. In particolare la CRI allestirà un presidio sanitario pediatrico e organizzerà un sistema di cliniche mobili in grado di raggiungere la popolazione nelle aree remote, dove non si ha più accesso ad acqua e cibo. L'intervento della Croce Rossa Italiana è svolto in accordo con la Croce Rossa Keniota, a fianco della quale lavorerà su politiche alimentari indirizzate non ad aiuti fine a se stessi ma all'autosostentamento a medio e lungo termine.

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